mercoledì 24 marzo 2010

La logica del baratto (da La Stampa)

"I soldi non servono. Da 13 anni vivo bene a colpi di baratto"

Ex maestra tedesca oggi all’università

monica perosino
torino
Tredici anni fa Heidimarie aveva una casa, un’automobile, uno studio da psicoterapeuta, gioielli, libri, dischi, mobili, un guardaroba pieno di vestiti. Ha regalato tutto. Ha chiuso il conto in banca, ceduto i suoi quadri, dato i suoi risparmi a chi pensava ne avesse bisogno. Ora, a parte gli abiti che indossa e una piccola borsina arancione altro non ha. E altro non vuole avere.

Da tredici anni Heidimarie Schwermer vive felicemente senza denaro. Baratta, scambia, offre servizi e ne riceve altri.

Tutto quello che possedeva ieri mattina, prima di partire da Francoforte per Porta Susa, era contenuto in un sacchetto di plastica lasciato a un centro di beneficenza: gli abiti per l’inverno che ora, coi primi tepori, non servono più. Le scarpe nuove che indossa sono un regalo di un’amica, frutto di un acquisto sbagliato.

I princìpi dell’ex maestra e ex psicoterapeuta di Dortmund varrebbero nel migliore dei mondi possibili. Sono quelli che stabiliscono che gli uomini sono uguali, così come i diversi talenti: il medico ti cura in cambio di qualche ora di baby-sitting, la parrucchiera ti taglia i capelli se gli guardi il cane, i vestiti si scambiano, le cene vengono offerte. «Tutti possiamo ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, perché tutti abbiamo qualcosa da offrire in cambio».

Per dormire bastano le case vuote per le vacanze, l’opitalità di qualcuno, in cambio di un’innaffiatura delle piante e qualche crocchino ai gatti di casa, per vestirsi gli abiti smessi di qualcun altro, per i libri lo scambio. Il verduriere regala zucchine e insalate, perché sa che Heidimarie gli porterà il caffè del droghiere, che a sua volta ha ricevuto ripetizioni per la figlia.

Quello di Heidimarie è l’esperimento estremo di una visione del mondo che l’aveva portata a creare, nel 1994, il primo circolo del baratto. Ora, a 67 anni, due figlie grandi e un progetto diventato realtà, dice che non è mai stata tanto felice e ricca: «Nel mio mondo - dice sorseggiando un bicchiere d’acqua in un bar alla Gran Madre - finite le consumazioni ce ne potremmo andare senza pagare. Il barista sa che gli tornerà indietro la sua offerta, sotto forma di aiuto per le pulizie, per esempio, o con pacchi di caffè. Liberarsi dal denaro vuol dire cambiare atteggiamento verso gli altri e verso il mondo».

Una lotta poco ideologica e molto esistenziale, spiega lei: «Vivere senza denaro significa vivere senza paure, felici, liberi». La sua visione del mondo non prevede competizione, ansie e gabbie. Iniziò da sola, ora i gruppi aumentano e la qualità del baratto evolve: «Iniziai perché volevo cancellare le differenze tra ricchi e poveri, le differenze di classe, quelle che determinano il tuo valore sulla base del conto in banca e del mestiere che fai. So che il metodo funziona e che chi trova il coraggio di rinunciare al denaro, passo dopo passo, non torna più indietro. Ora non si offre solo per avere, si offre e basta perché tutto torna».

Il primo passo è «dare per ricevere», si scambiano servizi, si rinuncia alle cose inutili e si prendono quelle di cui si ha bisogno: «Non si può pretendere di fare il salto di colpo, non tutti possono, o mai potranno vivere come vivo io. Tutti però possono ridimensionare il valore dei soldi e del possesso e liberarsi dalla schiavitù del consumismo».

Heidimarie è a Torino da ieri per una serie di incontri organizzati dal Centro Armonia Valgomio e viene «seguita» dalla casa di produzione torinese EiE film di Paolo Pallavidino, che sta lavorando alle riprese di un film documentario sulla sua storia: una co-produzione internazionale (finanziata anche dal Piemonte Doc Film Fund) che vede alla regia la norvegese Line Halvorsen, ed è già stata acquistata da cinque televisioni. 

Da La STampa del 24 Marzo 2010
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/166192/

 

martedì 16 febbraio 2010

corso di informatica: quanti siamo??


Ci vediamo giovedì 18 febbraio alle 20,30 in biblioteca per far partire il corso di informatica. Siete tantissimi, 26 e i computer sono 7.
Il nostro obiettivo è quello di riuscire a far partecipare tutti con la possibilità di usare il pc da soli...se non si prova davvero con l'informatica non si impara!

Giovedì quindi decideremo insieme come soddisfare tutti.

Nel frattempo grazie a Massimo e a Marco che sabato pomeriggio (rinunciando alla festa in maschera) hanno preparato l'aula per il corso; la biblioteca è quasi irriconoscibile: nella prima sala i computer, nella seconda lavagna e sedie disposte per il corso di inglese. Bello: in biblioteca succedono tante cose!

imparare divertendosi

Il corso di inglese è cominciato il 26 gennaio.
Il docente è Alessandro e i partecipanti sono 8.
In biblioteca la sera non fa troppo caldo, la lavagna è casalinga...ma nonostante questo ci si diverte!
Questi i commenti che ho ricevuto da alcuni 'alunni': 'il corso è divertentissimo', 'quelle 2 ore volano!'.
Positivo no? sono contenta perché imparare è bello, ma imparare divertendosi lo è ancora di più.